Arcobalegno, ovvero #AndràTuttoMeglio

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Desidero condividere con gli amici e follower di NoisyVision quest’opera artistica.
Potrebbe sembrare nata dalla connessione tra i temi affrontati nelle ultime due dirette Facebook degli Yellow Happy Hour.
Abbiamo parlato di Arte Accessibile e DescriVedendo con Rosa Garofalo (guarda la registrazione qui) e di colori e arcobaleni con Marta Telatin (guarda la registrazione qui)
L’Arcobalegno è un’opera d’arte colorata e accessibile, in quanto può essere facilmente immaginata dai non vedenti, può essere toccata e, come dice Marta, con una particolare sensibilità si potrebbero percepire le vibrazioni dei colori.
I pezzi di legno sono affiancati creando delle fughe che ne permettono la percezione tattile.
Sono tutti rettangoli di dimensioni e spessori diversi, così che la superficie complessiva è irregolare, come la texture delle diverse vernici e finiture del legno.
Più fredda e liscia, anche se gobbosa, la superficie dei profili di alluminio che compongono la cornice.
Insomma, tatto e immaginazione potrebbero facilmente far apprezzare l’opera, che tra i tanti significati trovati a posteriori ha anche l’inaspettato vantaggio di essere universal.

 

 

Ecco il testo di presentazione:

Signore e Signori, vi presento l’Arcobalegno.

Un’opera di design decorativo, realizzata completamente a mano.

Dodici pezzi di legno più un cuore d’oro. Sono tutti pezzi che avevo in cantina e sono stati composti a formare un rettangolo di 107 x 73 cm con solo 5 tagli di sega.
I diversi pezzi di legno sono disposti in intersezioni geometriche che potrebbero richiamare un quadro di Mondrian.

Realizzata a Km zero, in orizzontale. Non sono uscito di casa per comprare nessuno dei pezzi, dei colori, degli attrezzi o delle minuterie.

La cornice é fatta con profili per cartongesso, anche questi rimasti in cantina per diversi anni.

Sono presenti i 7 colori dell’ arcobaleno più il bianco, l’oro e il legno naturale.

500 m. Sono il dislivello verticale coperto per salire e scendere dal mio appartamento alla cantina laboratorio.
360 cm é il perimetro. Garantisco che non l’ho fatto apposta. E’ venuto cosi.
E questo la dice lunga sulla totalità. Neanche fosse rotonda…

Zero. Le ferite che mi sono fatto, che per un ipovedente al lavoro é sempre una grande conquista.

In un periodo in cui non ci si può muovere da casa ho voluto realizzare un’opera che é nata dalla trasformazione di quello che già c’era in casa.
Così come noi, chiusi nella case, dovremmo in qualche modo trasformarci, in qualcosa di bello, o almeno, abbiamo l’occasione per farlo.
Da pezzi destinati ai rifiuti, dimenticati, é nata un’opera colorata, che parte dall’arcobaleno appeso fuori dai balconi di milioni di case.
Era il simbolo di quell’andrà tutto bene di cui ormai non siamo più nemmeno troppo sicuri.
In quei giorni lo scopo era di esorcizzare la tempesta, ricordandoci che d’estate le tempeste sono brevi e poi esce l’arcobaleno.
Che altro non é che un segno di colore destinato a durare pochi istanti.
L’arcobalegno, invece, dura. Durerà.
E non é fatto di luce, ma di materia, materia viva, o che viva é stata.
L’albero non sa se diventerà tavolo, casa, barca o se morirà nel bosco. Lui, semplicemente cresce.
Così noi ora non possiamo sapere come e dove saremo.
Possiamo già essere certi che non sarà tutto come prima.
Non potrà essere tutto come prima, così come non possiamo dimenticare gli altri grandi eventi della Storia.
Questo periodo c’é, ci sarà stato, ma l’umanità lo continuerà a vivere.
Qualunque sarà la nostra forma, saremo diversi.
Sta a noi costruire dai pezzi buttati o in disuso, una forma migliore di noi.
E quindi l’Arcobalegno non é simbolo di andrà tutto bene, ma andrà. Punto. O al massimo, se proprio vogliamo aggiungere un po’ di speranza, andrà tutto meglio.

Opera l’ho iniziata il giorno dopo Pasqua, come se fosse il simbolo della mia rinascita e l’ho finita il 16 Aprile, giorno in cui un arcobaleno circolare ha avvolto il sole.
Berlino, Aprile 2020

A mio papà, paziente maestro di trasformazioni

Aggiornamento

Ieri, 20 Aprile 2020, ovvero 4 giorni dopo che ho appeso l’ opera alla parete, ho guardato la luce del tramonto illuminare l’Arcobalegno.
L’ho guardata dalle 19.15, quando era ancora forte anche se già calda, fino al suo ultimo barlume, poco dopo le 20 (il tramonto a Berlino era alle 20.15).
E’ stato un nuovo dono di questa opera.
La luce colpiva i diversi colori, con diversa intensità, spostandosi da sinistra a destra, fino a colpire il quadro esattamente nel mezzo.
Non avevo calcolato questa posizione così perfetta anche dal punto di vista dell’ illuminazione naturale.
Anzi, sebbene viva in questa casa da 8 anni non mi ero mai accorto dello splendore della luce del tramonto in questa stanza.
Mi affascinavano i raggi taglienti del pieno pomeriggio che colpendo lo specchio illuminavano tutta la casa e il corridoio, ma la luce del tramonto fino alla settimana scorsa colpiva un tappeto di seta naturale comprato in Marocco. Bello, caldo, ma non restituiva questa trasformazione della luce.
Quasi che l’Arcobalegno fosse un prisma, che divide la luce nei suoi colori e la espanda in tutta la stanza e, lasciatemelo dire, anche nel cuore.
Anche in questo gioco di luce l’Arcobalegno restituisce il suo significato principale, la trasformazione.
Ogni istante è diverso, perché diversa è la posizione degli astri dell’universo.
E tutto cambia. Tutto scorre. Panta Rei.

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