Anche Agli Asini Piace Giallo. Noi, un animale in cammino.

di
4 aprile 2019

La polvere sulle scarpe.
Ho appena passato un dito sul cuoio duro.
Dovrei metterci la crema per ammorbidirlo. E dovrei metterla sulla mia faccia, per ammorbidire la pelle bruciata dal sole e soprattutto dal vento.
Ma non voglio togliere dalle scarpe e dal volto i segni del cammino appena concluso.
Voglio illudermi di ripartire presto. Domani. Subito.
Voglio che questo vento mi riporti in volo.

Camminatori alla partenza, la bandiera tesa dal vento, una asinella, la maglietta con il logo, i prati verdi, le colline sullo sfondo

Che vento! In quella fresca mattina di primavera, senza traccia di inverno.
Ero troppo frastornato dalle mille cose da fare per rendermi davvero conto che stavamo partendo. Erano i primi passi di questo nuovo cammino, nato da un cammino.

Pippa e Lulù erano legate alla staccionata, consapevoli che qualcosa stava succedendo. Ho sentito subito il desiderio di abbracciarle, erano le nuove compagne di viaggio. Erano le protagoniste. Avrebbero scandito il tempo, avrebbero portato i nostri bagagli, catapultandoci nella storia, al tempo della transumanza.

Le asinelle Pippa e Lulù in riva al mare

Dentro questo gelido soffiare muoviamo i primi passi.
E’ tutto splendidamente verde erba, blu cielo, marrone terra, bianco strada e giallo.
Giallo bandiera, giallo noi.
Un colore che ora piace anche agli asini. Perchè noi siamo un po’ loro e loro sono un po’ noi.

Abbiamo tutti una maglietta gialla con il simbolo di questo cammino. La bandiera con lo stesso disegno. Abbiamo anche uno striscione con il nostro urlo, YellowTheWorld! Scritto a caratteri cubitali perché lo leggano da lontano, perché si veda con la potenza con cui si sente.

Foto scattata dall’alto con il gruppo che regge lo striscione di YellowTheWorld

C’è già grinta, eccitazione, voglia di camminare, in ognuno dei partecipanti arrivati da tutta Italia per percorrere i sentieri che da Cascina portano a Rosignano Marittimo attraverso le campagne pisane.
Siamo tanti.
Siamo una carovana che a guardarla da lontano sembra uno spostamento di nomadi. La prossima volta ci portiamo anche la carrozza.

Eccoci. Siamo in cammino.
Senza differenze umane o animali.
Il viaggio più inclusivo che io abbia mai fatto.
Per alcuni tratti ci hanno accompagnato anche i bambini.

Vorrei essere un uccello, e guardare dall’alto chi siamo.
Questa storia vuole essere questo: un volo.
Per guardare con un po’ di distacco tutto quello che è accaduto in quattro giorni dentro questo animale distribuito tra il primo e l’ultimo dei camminatori.
Se si potessero tracciare le dinamiche di questo atomo fluido al tempo dei passi, se si potessero ripercorrere le velocità che hanno composto ogni umore, ogni discorso, ogni incontro.
Se si potesse riprodurre tutto non ci sarebbe quell’ unicità irripetibile.
Tutto apparentemente casuale, inscritto sempre e comunque tra il primo e l’ultimo,di noi, che non sono mai stati gli stessi.

due camminatori salgono da una lieve collina in mezzo ai campi. Sullo sfondo, in cima al crinale, un agglomerato di alberi e qualche abitazione.

Una bandiera che svolazza, tesa da quel vento inspiegabilmente forte.  Perché lo devono sapere tutti che noi abbiamo un messaggio da portare.
Piccoli aliti di polvere sollevata dai passi. Spazzati via dalla furia dell’aria.
Risate, parole, qualche breve canto.
E poche ragliate mattutine.

Non ci sono differenze tra noi, non ho mai sentito il peso di quello che non vedo, non sento. Ho sentito tutto quello che abbiamo visto insieme, vissuto insieme. Dinamiche leggere di relazioni umane nate in poco tempo, rafforzate dalle necessità.
Non vedo niente, non ho bisogno di vedere niente.
E’ tutto negli occhi di questo animale che vede per me.

Sento sulla mia pelle tutte le sensazioni che ascolto.
Sento i caprioli che corrono sulla prateria invasa da margherite, sento i filari del vino, gli ulivi secolari. sento le campane della sera, le pietre medievali, sento le colline lontane, che nascondono l’ultimo istante di tramonto.

Sono di nuovo un uccello in volo che per il tempo eterno di un cammino riesce ad essere tutte le cose e gli elementi di questo mondo.

Sono la terra nuda, sono il fuoco del camino acceso la sera. Sono il vino. Che gusto il vino bevuto tra i campi. come se il cuore avesse papille. Che gusto l’olio spalmato sul pane, sapore di storie raccontate all’ombra di una quercia ancora spoglia. I piedi stanche si asciugano dal sudore e senza alzarmi da terra passo un pezzo di pane.

E’ questo l’inestimabile valore di questo viaggio a piedi. Il livellamento delle differenze pur sapendo che ogni piccola nostra diversità rende completo questo animale.
Le asinelle non sono altro che due degli elementi, alle quali siamo grati e non solo per il trasporto.
Hanno un loro carattere, una personalità che pian piano si svela. Pippa e sempre avanti. Lulù non si muove senza di lei.

Non si riesce ad immaginare cosa sia l’energia di cammino in gruppo se non equiparandola al sangue che scorre dentro un animale nuovo. un animale potente e calmo, capace di tutto, capace soprattutto di rispetto per se stesso e per questa splendida natura di una Toscana minore.
Un viaggio sensoriale, sostenibile e responsabile. un viaggio nel tempo attraverso i territori dove passavano i nostri padri, pastori che portavano le pecore al pascolo.

Un rito il cui inizio si perde nella notte dei tempi. Gli spostamenti stagionali del bestiame hanno collegato montagna e pianura, Appennino, Garfagnana e Maremma toscana, e caratterizzato lo stile di vita regionale. Si effettuava in primavera e in autunno lungo arterie ben definite. Un importante fenomeno sociale che noi abbiamo vissuto.

Ce lo racconta Nino Guidi, guida ambientale escursionistica, fondatore di Montagne di Legami che insieme a NoisyVision ha organizzato questo cammino.

le asinelle con i loro camminanti sul sentiero parallelo al canneto
silhouette della carovana sul profilo di una collina verde

La pastorizia e l’allevamento del bestiame sono stati a lungo una risorsa cruciale del territorio nelle campagne e colline della Toscana e sui crinali appenninici dell’Emilia Romagna. Per secoli attraverso lo spostamento stagionale delle pecore il fenomeno della transumanza ha collegato montagna e pianura, resistendo fino alla metà del ‘’900 quando molti pastori si sono trasferiti in Val di Cornia, in Val di Cecina e nel resto della Maremma. Questo suggestivo movimento di uomini e animali non ha rappresentato soltanto i tratti caratteristici di un’attività fondamentale per le economie rurali del tempo ma ha consolidato modi di vita,  percorsi e paesaggi che riguardano l’Appennino e i suoi protagonisti. Le generazioni passate, attraverso i suoi protagonisti, ci hanno lasciato un’eredità territoriale e sociale che oggi, con la riscoperta di questi antichi tracciati, ci offre la possibilità di rivivere in chiave turistica questo suggestivo modo di viaggiare da un’area all’altra e di rivalutare le zone interessate.

Quanti elementi in un solo viaggio.

Gli asini, i non vedenti e gli ipovedenti, gli ipoacusici, il gruppo, la transumanza e la storia, il territorio e la natura, la riscoperta dei sensi, la gastronomia.
Ecco appunto, perché il viaggio del gusto è stato tanto intenso quanto quello degli altri sensi.
Il canto del vento, il raglio degli asini, le voci dei compagni di viaggio e il loro silenzio hanno allietato l’udito. I paesaggi, i colori sono quelli di una toscana meno conosciuta e altrettanto stupefacente. I profumi sono quelli delicati della primavera timida che aspetta di esplodere. E sotto le scarpe le pietre e la terra, le mani di un compagno di cammino, le emozioni stesse, tutto a fior di pelle.

prati verdi e un piccolo lago
rami fioriti con lo sfondo blu del cielo

I sapori di queste zone sono quelli del pane fatto con i grani antichi Verna, del formaggio pecorino del Caseificio Busti e quelli degli ottimi menù delle strutture ricettive dove abbiamo soggiornato.
L’Albergo Diffuso di Lorenzana, Ospiti del Borgo, l’agriturismo Podere Quercia Furia di Orciano Pisano e l’Agriturismo San Marco di Rosignano Marittimo.

Cosa manca in questa sequenza interminabile di fattori che rendono questo cammino completo?
Il mare.
Che solo a pronunciarne il nome viene da espandere il cuore.
Provate a camminare per diversi giorni e chilometri e a un certo punto confondere l’ orizzonte delle colline con il mare.
Gli occhi imperfetti degli ipovedenti possono farlo.
La fusione cromatica dell’imbrunire crea questa illusione di infinito. Non vorremmo arrivare mai. Non vogliamo che domani sia l’ ultima tappa.
Vogliamo continuare ad andare, vogliamo che questi ultimi passi a piedi nudi sulla sabbia siano solo una pausa.
E’ tempo di entrare nell’acqua fredda. Quella si ha dentro l’inverno.
E’ un nuovo battesimo, è un nuovo inizio.
Oltre l’ orizzonte infinito e senza direzione del grande mare.
Siamo tutti così espansi che il mare ci sembra piccolo, troppo lucente per guardarlo a lungo.
Ancora non bastano le parole.
Serve un urlo, una vibrazione viscerale, ispirata dalle parole dolci di una di noi.
Serve un urlo all’unisono col vento.
Un grido, un ruggito, un pianto.
E’ quello dell’animale che siamo.
Animale nuovo, unico. Nato a Pisa arrivato al mare. Nel tempo della storia, di un cammino e di una vita. Animale vivo, ora, dentro ognuno di noi.
Animale dal sangue giallo. Animale che ha solo voglia di ripartire, a piedi, o in volo.

Grazie.

Abbraccio collettivo finale davanti al mare. L’animale gruppo lancia l’ultimo urlo. La bandiera gialla sventola nel cielo blu.

TESTIMONIANZE DEI CAMMINATORI

Ecco alcuni dei pensieri raccolti a caldo tra i partecipanti.

Questo cammino nel suo dispiegarsi  racchiude non solo storia, ma anche il superamento della disabilità trasformandola in  accettazione del prossimo per quello che è. Lo fa con allegria sincera, con tanta voglia  di stare insieme in modo spontaneo e genuino senza alcuna sovrastruttura. Lo fa “ripercorrendo”  la nostra essenza umana. In questo momento siamo noi le pecore e il pastore è lo spirito con cui camminiamo insieme.
La nostra tristezza di oggi è bellissima perché vuoi dire che siamo ancora in “cammino”  assieme al di là dello spazio
.
Giovanni

Cosa avrei perso a non partecipare a questo cammino. Non avrei conosciuto persone stupende, piene di entusiasmo e di voglia di vivere. L’aprirsi agli altri, il non rinchiudersi in se stessi ruminando da soli le proprie difficoltà sia fisiche che interiori è stata la caratteristica che più mi ha colpito di questo breve cammino. Un arrivederci ad un prossimo momento di condivisione e d’incontro. Il mio grazie va a tutti senza distinzioni di ruolo. Un gioioso abbraccio dal pisano
Mario.

Come ogni giorno faccio la mia passeggiata di un’ora e mezzo. Oggi qualcosa è cambiato in me da quando ieri siete partiti e ci avete lasciato in riva al mare che io adoro ma ad un certo punto guardo Dina con il nodo in gola e la voglia di piangere e di correre dietro a voi per darvi un altro abbraccio come fa un ragazzino innamorato alla sua prima cotta. Non è il trekking stupendo, non gli asini favolosi, ma lo stare insieme uno per tutti tutti per uno. Dario che prende sulle sue spalle Marcolino. E’ quello Spirito che ci unisce ovunque andremo qualsiasi cosa faremo l’importante è stare insieme e trasmettere quell’energia che ci unisce. Vi voglio bene e vi porterò con me in ogni prossimo passo.
Marco DT

Il tempo corre via veloce e si alterna al ritmo di un suono ancestrale Sin alla notte dei tempi, è quasi una danza fatta di ritmo, fatta di gioia, fatta di magia, di unicità e di sensazioni e di condivisione. L’essere umano in un tutt’uno con la natura per ritrovare se stesso e cercare delle risposte o porsi delle domande. Noi esseri umani legati imprescindibilmente con la natura, siamo fuoco, acqua, terra e cielo e quel filo invisibile non è poi così invisibile se il nostro corpo suona come una campana. Emette una vibrazione che come una calamita attrae gli altri e si cammina insieme sotto il sole che non è nostro nemico ma un faro che ci guida verso una meta, verso il mare. Con quel profumo che solo il mare sa raccontare. Come in un rituale si cammina insieme, si condivide, si ama, si spera, e ci si ritrova in un tutt’uno con la madre natura. Noi siamo le radici, noi siamo i rami e le foglie di un albero che imparerà a rispettare il mondo che ci circonda. Il cammino è un simbolo è un tramite ma siamo noi la chiave di accesso per entrare in un mondo nostro amico. Lo stiamo perdendo pezzo dopo pezzo. Dobbiamo invece essere protettori e guardiani di ciò che abbiamo delle risorse che ci dona madre natura essere un’anima pura che viaggia attraverso i nostri passi tra lo spazio il tempo. Noi questa abbiamo capito in questo cammino in questa danza checi ha portato lontano che ha portato nuove energie e ci ha ricaricato ci ha trasformato e ci ha fatto diventare persone nuove, più consapevoli. Come quella campana continueremo a risuonare e a emanare vibrazioni intense. Grazie a tutti coloro che hanno condiviso con me quel sentiero, questo cammino, Grazie a tutti voi ma in particolar modo a Dario che mi ha dato la possibilità di mettermi in gioco, grazie Nino e Renzo e in particolar modo alle due asine Pippa e Lulù . Ho provato a mettermi in connessione con loro e mi hanno saputo trasmettere quanta dolcezza c’è in questi animali. Nostri fratelli, nostri compagni di vita e di viaggio. Vi voglio un immensità di bene!
Marco M.

Ciao a tutti ‼‼ Siamo in ritardo sulla tabella di marcia forza e coraggio o non arriveremo alla nostra quinta tappaaaaa‼ Un grossissimo bacio a voi angeli custodi
Elvira

Siamo stati bene, e siamo stati insieme, mentre il vento a tratti ci sfidava, a tratti ci accarezzava, come spesso la vita, giocando, fa con noi. Prendeva i nostri pensieri e le nostre emozioni più nascoste e sapeva come mischiarli ed amalgamarli nel modo che solo la natura sa fare. E noi piccole creature  sperdute in questo immenso universo, seguivamo ammaliati il suo dolce canto tra le fronde degli alberi, rapiti e stupiti dall’immensa e spietata bellezza del creato.
Paolo.

Bellissima esperienza di viaggio, fatta un bellissime persone in compagnia di due splendide asinelle. Non è stato per mancanza di coraggio che non ho messo i piedi nell’acqua fredda del mare. Non ho voluto. Perché una volta che lo avessi fatto avrei capito che il viaggio era finito… Invece io voglio che questo viaggio possa ancora continuare.
Massimo

Una carovana “gialla” percorre il suo “cammino”,
accarezzata dal vento al ritmo scandito dai riflessi argentei delle onde d’erba.
Fili invisibili collegano corpi, pensieri, anime ,storie .
Siamo un OLOGRAMMA dove il “TUTTO “ è’ molto di più della somma delle singole parti. 
Lucia

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