Il futuro è adesso

2019

So bene che in realtà l’allegria che trasmettevo ho smesso di trasmetterla da tanto, troppo, tempo. Non riuscire a sorridere e far sorridere gli altri anche davanti ai problemi è il rammarico più grande tra le cose che ho perso per strada. So bene che ho sempre tenuto troppo per me le difficoltà personali, cercando di portare solo sulle mie spalle il peso di una malattia difficilmente comprensibile agli occhi di chi ti vede normale. Una malattia con cui convivo da tanto ma che ancora fatico ad accettare. Perché è difficile far capire cosa significa essere ipovedente. Che è dura non riuscire più a riconoscere un volto a 2 metri o non avere idea di chi fosse dietro quel clacson che ti ha appena suonato per salutarti.

È sempre più difficile accettare ed adattarsi quando ti bussa alla porta e ti porta via ancora un altro pezzo di vista, quando il buio diventa più buio e le luci diventano più fastidiose.  È dura non sapere quando e come tornerà a bussarti la prossima volta. Ho accettato di rinunciare a un po’ di cose per cause di forza maggiore. Ho preso decisioni consapevoli, senza rimpianti, che mi hanno portato a rinunciarne ad altre che sono elementi principali della vita della maggior parte delle persone, ma non sono le mie. Ma sono ancora capace di fare la maggior parte delle cose e mi rendo conto che sto rinunciando a tante altre cose che posso fare e a libertà che posso ancora prendermi e per le quali sto cercando soluzioni sentendo l’obbligo di non rinunciarvi.

Perché vivere abbondantemente al di sotto dei propri limiti significa non vivere, vivere è spingersi fino ai limiti provando anche a superarli. Credo che gli aspetti più difficili da far comprendere agli altri siano fondamentalmente due:
– la differente concezione del tempo
– le diverse priorità e aspirazioni Il futuro
Per me non è cosa farò e cosa avrò tra dieci o vent’anni, ma è cosa farò domani o tra qualche mese.

Possedere cose materiali è una delle cose che mi suscita meno interesse e non è che io ritenga sbagliato che lo facciano gli altri, anzi, è giusto e sacrosanto che lo faccia chi ha voglia di costruire qualcosa di buono.
E io non ho voglia di costruire nulla, l’unica idea che oggi mi da sensazioni positive è la voglia e il desiderio di viaggiare, di vedere più cose possibili e di conoscere più culture e persone possibili, finché si può, per non avere rimpianti quando e se non potrò più farlo in autonomia.

Sento di essermi tirato fuori un po’ troppo presto dal mondo perdendo troppa curiosità, isolandomi troppo, trascurando vecchie amicizie, evitando nuove conoscenze, faticando a relazionarmi con gli altri e non riuscendo più a provare abbastanza emozioni o ad esprimere sentimenti.
Nella mia vita, in chi mi ha conosciuto sul serio, ho trovato sempre persone che hanno più stima e rispetto di me di quanta ne abbia io di me stesso. Ho passato gli ultimi 4 anni lavorando come mai per raggiungere una stabilità sia personale che familiare. Ho fatto valutazioni e scelte, nella maggior parte giuste. Ne sono pienamente soddisfatto e lo rifarei altre mille volte. Eppure vivo uno dei momenti più duri, ho passato gli ultimi mesi a fare a botte con me stesso e continuo a farlo ogni giorno. Forse alcune volte sono troppo duro con me, mi sarebbe piaciuto essere sempre una persona perfetta, ma la perfezione non esiste.
Ognuno è fatto a modo suo con pregi e difetti ma si può lavorare per tornare ad essere una persona migliore. Ci sto provando, anche se è faticoso, sto provando a ritrovare me stesso e a ritrovare anche solo un pezzo della voglia di vivere e di sorridere che avevo da ragazzino. E ho cominciato a farlo cominciando a condividere con gli altri un po’ di più le mie convinzioni, i miei pensieri e la mia visione delle cose. E se l’ho fatto poco in passato è per evitare di suscitare negli altri compassione e pena, perché avere un problema non è una vergogna ne significa essere inferiore a qualcuno, posso tranquillamente affermare di poter mettere le palle in testa a un’infinità di gente.

Danilo Ripoli

2 comments from the community

  1. Ciao Danilo,
    innanzitutto grazie. Ogni volta che qualcuno esce dal suo guscio per condividere un pezzetto di sè, è un dono per tutti. Come dici bene tu, l’ipovisione è un limite che da fuori non si comprende mai perfettamente, è difficile da comunicare e occorre tanto tempo e tanta attenzione per entrare nella nostra modalità di vita. Proprio per questo ogni voce che aiuti a descrivere questo mondo vario e complesso, è preziosa. Comprendo molto bene ciò di cui parli, e son certa che in tanti ti sentiamo vicino, non per compassione, ma per stima e rispetto di te e delle sfide che affronti a testa alta. Traspare forza, dignità, un desiderio di dare il meglio di sè. E questo è già un tesoro. E’ un paradosso che appare un po’ indigesto, ma posso dirti che ogni disavventura e ogni sfida è una chiave di accesso a nuove consapevolezze e nuovi tesori. Pensa a quanta fatica facciamo a viverci il presente, a quanto siamo portati ad affannarci in nome del domani, di quel che sarà o potrebbe essere. E tu stai cogliendo l’importanza del
    resente. Non dare per scontato…

    Dici che non sai trasmettere allegria, ma sei sulla strada giusta per
    poter ritrovare quel talento, che non si è spento, ma fa parte di te.
    Il sorriso e la tua capacità di far sorridere e sostenere gli altri
    non è scomparsa. Solo che in una vita siamo chiamati a imparare ogni
    cosa e il suo contrario. Siamo chiamati a sostenere ma anche a
    imparare a chiedere aiuto e sostegno, e come dici tu, trovarsi in
    difficoltà non è qualcosa di cui vergognarsi. tutt’altro. Siamo
    chiamati ad accettare anche le nostre ombre e a darci il tempo della
    rabbia e della sofferenza. Gioia e tristezza vanno insieme, rabbia e
    pace sono facce della stessa medaglia e ogni emozione, ogni momento ci
    dice qualcosa.
    rendendoti lo spazio per apprezzare quel che ti circonda, e
    soprattutto quello che sei, ricomincerai a sorridere.

    Spero ci conosceremo presto.
    Un sorriso – ritrovato –

    Nadia

  2. Ciao Nadia grazie per il commento, ho scritto queste parole, condividendole su Facebook, nel giorno del mio compleanno. Ed è stato difficilissimo farlo, come è stato difficile cominciare a parlarne, sul serio, qualche giorno prima con amici e parenti più stretti.
    Sentivo di farlo, a costo di sembrare ridicolo, perché da qualche tempo stavo andando perennemente a braccetto con un malessere e mi sono reso conto che, questa volta, da solo non riuscivo ad uscirne.

    Sono passati pochi giorni ma credo proprio di poter affermare che ho fatto la cosa migliore, perché ho trovato subito comprensione e supporto da chi mi sta vicino. Ho finalmente reso la dimensione reale delle mie difficoltà e sopratutto ho fatto comprendere come vedo le cose e quali sono le situazioni in cui voglio fiondarmi che al momento possono farmi star bene.
    Fino a pochi giorni fa mi sembrava tutto tremendamente difficile,e invece le soluzioni erano li, a portata di mano, bastava solo parlarne.
    E oggi eccoci qua, con un animo trasformato e con un malessere per il momento sparito, sparito insieme alla fatica di parlare con gli altri.
    Anche se so che per noi non c’è nulla di definitivo, che torneranno momenti bui e difficili, sui quali non abbiamo potere. Ho almeno la consapevolezza di riprendermi il presente, perché sul presente il nostro potere decisionale possiamo applicarlo.
    Fino a qualche giorno fa non avrei mai scritto su fb, non avrei mai accettato di condividerlo sul web mettendoci la faccia e invece oggi non mi pongo minimamente il problema, anzi provo piacere vedendo se qualcuno ci si immedesima, se per qualcuno magari può essere uno sprono a cercare soluzioni.
    Mi piace l’idea e l’approccio di noisyvision, senza star lì a piangersi addosso, a sperare che qualcosa succeda, a rincorrere fantomatiche soluzioni che al momento non esistono.
    La ricerca e li che continua e magari le soluzioni un giorno arriveranno, ma noi lavoriamo sul presente, sul provare a conquistare ciò che crediamo ci possa far star bene.
    e magari insegnamo ai più giovani o a chi comincia ad imbattersi nelle nostre malattie a riconoscere i veri limiti che non sono superabili e a metterci sempre le palle per prendersi tutto il resto, tutto il prendibile.

    Un abbraccio
    Danilo

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